Riceviamo sempre maggiori apprezzamenti per le nostre creazioni di wild flowers – prati fioriti –, pratica da noi introdotta più di una quindicina di anni fa, e poi via via perfezionata e migliorata, anche grazie a fondi regionali e progetti di cooperazione con enti di ricerca. Negli ultimi mesi, abbiamo avuto l’opportunità di creare queste oasi di biodiversità in diverse aree – dal Lago Maggiore, all’Umbria, oltre che in diversi ambiti urbani tra Italia e Svizzera – ottenendo grandi riscontri.
La prima e immediata reazione che riceviamo è quella di stupore davanti alla bellezza e ai mille colori che i prati fioriti offrono: una continua successione di fioriture dalla tarda primavera all’autunno, che colpisce anche l’osservatore più distratto e si presta alla perfetta foto per Instagram. Successivamente riceviamo riscontri positivi circa l’impatto ambientale dell’operazione, da parte di cittadini, amministrazioni pubbliche e associazioni: nuovi habitat per insetti e microfauna, meno inquinamento e risorse grazie alle minori necessità manutentive, soprattutto in termini di manodopera e input chimici: basti pensare che si passa dagli 8-10 sfalci di un tappeto erboso tradizionale, si passa ai 2-3 sfalci annuali. Ma cosa sono i prati fioriti e qual è il segreto per ottenere il risultato sperato?
In commercio, esistono diverse soluzioni: solitamente si tratta di miscugli di specie annuali e perenni, selezionate per aspetto estetico e durata della fioritura, oltre che per adattarsi a determinate caratteristiche ambientali. Solo nelle ultime stagioni, abbiamo messo a punto – noi direttamente – dei miscugli diversi, che assicurassero sia un buon impatto visivo, sia ottimi risultati ambientali. Questo utilizzando un miscuglio fiorito spontaneo e fino ad oggi trattato come scarto. Ci riferiamo ai semi ottenuti dall’unica “fiorita” di Castelluccio di Norcia (PG), piccolo borgo nel parco dei Monti Sibillini famoso per la coltivazione – biologica – di lenticchia. Proprio il mancato uso di diserbanti permette, ogni anno in questo periodo, la comparsa di una moltitudine di “infestanti” – papavero, fiordaliso, veccia, ranuncoli… – che arricchiscono le lenticchie. Al momento del raccolto, questi semi sono raccolti insieme ai legumi, da cui poi sono separati. Dopo un periodo di riposo e alcune vagliature, il miscuglio fiorito è pronto per essere seminato: meglio prediligere il periodo autunnale, lavorando bene il terreno ed eliminando eventuali infestanti presenti, con particolare attenzione alle graminacee che tendono nel corso del tempo a prendere il sopravvento. Utili anche alcuni stratagemmi durante le lavorazioni, come quello di usare un “carrier” per facilitare la semina: molte specie hanno semi di minime dimensioni, che andrebbero facilmente persi. Pertanto, miscelare il seme con sabbia al momento della semina permette di avere risultati migliori e più omogenei, ottenendo più facilmente risultati ad alta spettacolarità.
La nostra idea di salvare i semi scartati dalla lavorazione della lenticchia, senza buttarli come avveniva fino a pochi anni fa, si è rivelata vincente, nel segno di sostenibilità ambientale ed economia circolare.
Un’idea geniale ed innovativa, la nostra che troverà anche uno sbocco commerciale: in collaborazione con la Cooperativa Agricola di Norcia e ATM Consulting, lanceremo nelle prossime settimane la vendita di questo miscuglio fiorito, soddisfando le molteplici di richieste di utenza privata e professionale, oltre che delle migliaia di turisti che ogni anno affollano Castelluccio di Norcia!